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Itaca Blog
06 Agosto 2025

Oltre il giardino: recensione del film di Hal Ashbay (1979)

Oltre il giardino racconta la storia di un giardiniere di nome Chance, che non è mai uscito dalla casa in cui ha lavorato sin da piccolo.
Educato esclusivamente tramite la televisione (e quindi analfabeta), Chance viene costretto a lasciare l’unico luogo che abbia mai conosciuto a causa della morte dell’anziano padrone di casa: il giardino.
Il protagonista, ormai uomo fatto e finito, viene quindi catapultato nella Washington di fine anni Settanta: degradata e caotica, un luogo molto diverso quello visto in televisione.
Gli unici strumenti a disposizione di Chance sono una valigia di vestiti eleganti (ma ormai desueti) e il suo candore nei confronti del prossimo; i suoi unici interessi sembrano essere il giardinaggio e il voler guardare sempre la televisione.
A causa di un piccolo incidente, Chance viene curato nella lussuosa casa di Benjamin Rand, influente uomo d’affari, e d’ora in poi sarà noto come Chauncey Gardiner, grazie ad uno degli innumerevoli equivoci presenti nel film.

Tutto ciò che il protagonista conosce è stato filtrato dalla televisione e l’unico lavoro che abbia mai svolto è stato, appunto, quello di giardiniere; il risultato è quello di un uomo che viene visto come una persona saggia, che parla per metafore; molte delle sue affermazioni vengono infatti interpretate come battute spiritose, rendendolo così anche una persona divertente e ironica, almeno agli occhi degli altri.
Grazie a tutta una serie di qui pro quo, Chauncey entra nelle grazie di Rand, a sua volta anziano e malato terminale, e della sua giovane moglie Eve.
L’assurda “scalata” del nostro giardiniere procede attirando l’attenzione dei media, che lo invitano ad interviste, eventi pubblici e talk show, arrivando addirittura ad incontrare di persona il Presidente degli Stati Uniti d’America.

Il protagonista acquista quindi la fama di un grande filosofo, sensibile e osservatore, che utilizza l’espediente del giardinaggio per esprimere concetti di grande profondità, o almeno così appare.
Questa fama lo porta addirittura ad essere indagato dai servizi segreti americani, che non riescono a trovare una seppur minima informazione su di lui, contribuendo ad alimentare l’alone di mistero che, inconsapevolmente, lo circonda.

Oltre il giardino è un film surreale, basato sull’equivoco, il misunderstanding, ma che contiene dei temi ben precisi che vengono trattati con grande delicatezza e ironia

Questo film fa riflettere sul ruolo dei media nella società americana e sull’apparente incomunicabilità tra una persona praticamente analfabeta e il resto del mondo, questione risolta in questo caso dall’espediente dell’equivoco e del surreale.

Tutto il mondo conosciuto dal protagonista è limitato dalle mura di un giardino: questo inevitabilmente ha generato in Chauncey dei problemi del comportamento: egli non verrà mai capito veramente e questo distacco dagli altri verrà colmato dalla sua spontaneità e dalla sua innocenza nei confronti dei “normali”.

Ma chi è “normale” veramente? Cosa vuol dire “essere normale”?
Il contesto in cui avviene una conversazione, un dialogo, può influenzare la nostra capacità di comprensione di un messaggio?
Esistono dei pregiudizi e delle aspettative nel momento in cui due persone si confrontano? Siamo davvero disposti ad ascoltare sul serio ciò che dice una persona o vogliamo solo vedere quello che vogliamo vedere, capire quello che vogliamo capire?
È più importante essere o apparire?

Una frase ritorna emblematica verso la conclusione del film: “La vita è uno stato mentale”.

“Oltre il giardino” è un film ironico ma molto delicato ed elegante (come il suo protagonista). Nonostante sia stato girato più di quarant’anni fa, risulta ancora attuale nel porre l’attenzione sulla comunicazione mediatica, prima attraverso la televisione e oggi anche tramite i social network, oltre ai temi sopra citati.

Il film è tratto dal romanzo “Presenze” di Jerzy Kosinski ed ha ricevuto anche alcuni premi: Melvyn Douglas ha ricevuto un Oscar e un Golden Globe come miglior attore non protagonista per il ruolo di Ben Rand, mentre Peter Sellers ha ricevuto un Golden Globe come miglior attore in una pellicola del genere commedia o musicale per il suo ottimo lavoro nell’interpretare Chauncey.

Recensione di Volontario di Progetto Itaca Brescia